Se nel dibattito medico il tema della cannabis terapeutica sta sempre più trovando la propria dignità scientifica, così non si può affermare nell'ambito delle scienze psicologiche-psichiatriche. Sebbene nel modello della medicina allopatica la psichiatria nasce dal discorso scientifico e quindi ne segue i princìpi e le metodologie, gli studi hanno spesso considerato la cannabis come fattore implicato nella genesi dei disturbi mentali. Tale tendenza è ancora più presente se si considera non solamente l'attività di ricerca ma anche l'aspetto divulgativo a livello di massa; ne è un esempio la diffusione della correlazione tra uso cannabis ed esordio psicotico.
Tuttavia, se si considerano anche quelle ricerche scientifiche, che, in sordina, nell'ultima decade stanno investigando la cannabis come fattore terapeutico della sofferenza psichica, ne emerge un quadro complesso, etereogeneo e a volte controverso.
L'approccio che qui si vuole seguire è quello critico. La necessità è quella di evitare le iper-semplificazioni e dunque mettere in relazione gli innumerevoli cannabinoidi con specifici gruppi di sintomi. A questo fine, si analizzeranno in profondità le categorie diagnostiche (depressione, schizofrenia, ansia, attacchi di panico), per evitare facili banalizzazioni della sofferenza.
Data questa premessa, è necessario anche sottolineare come l'intenzione di far luce su questo tema parta dalla considerazione della sostanza “cannabis” come di un farmaco; ossia nella sua duplice accezione di medicamento/veleno (dal greco phàrmakon). Soprattutto in ambito psicologico-psichiatrico, la tentazione di assumere una posizione pro/anti cannabis terapeutica è forte. Tuttavia è importante considerare tanto gli effetti curativi quanto quelli collaterali dei cannabinoidi in questo ambito della salute.
Per far ciò, la strada che si seguirà è quella delimitata, da un lato, dalle pubblicazioni scientifiche e dall'altro lato da situazioni cliniche reali: uomini, donne e bambini che hanno incontrato la cannabis durante la loro vita e la relazione tra la sofferenza di cui sono portatori e le modalità di assunzione della sostanza.
Biochimica, pensiero, comportamento, emozione e cultura saranno i vertici entro cui individuare la potenzialità e i rischi della cannabis sulla psiche; senza perdere la consapevolezza che la mente è certamente uno degli oggetti di studio più complessi e dunque di difficile definizione.
Che i cannabinoidi siano una chiave con cui poter aprire la comprensione dell'universo psichico è, in primis, l'orizzonte scientifico di molti ricercatori. Oggi, la realtà ci esorta a guardare alle possibilità di lenire le sofferenze dell'anima e ai rischi sull'equilibrio psichico, racchiuse in un fiore.
Dott. Michele Metelli, psicologo – (continua sul prossimo numero)
Pubblicato sulla rivista Cannabis terapeutica, n°1 – giugno/luglio/agosto 2014