Cannabis e patente è un tema molto delicato, che può far desistere alcuni pazienti dall’iniziare la terapia, seppur medicale, a contenuto di THC.
La norma a cui si fa principalmente riferimento è il DECRETO 9 novembre 2015:
I soggetti in terapia, dovrebbero essere esentati dalla guida di veicoli o dallo svolgimento di lavori che richiedono allerta mentale e coordinazione fisica per almeno 24 ore dopo l’ultima somministrazione con cannabisper uso medico.
Da questa normativa si può evincere che il problema potrebbe essere un’alterazione dello stato di coscienza conseguente all’assunzione della terapia. Sotto questo aspetto è compito del medico far sì che il dosaggio del farmaco sia stabilito anche sulla capacità di tolleranza del paziente senza che vengano compromesse le sue attività. Un paziente a cui venga proposta questa terapia generalmente ha come obiettivo di migliorare la sua qualità di vita e tornare ad essere in grado di svolgere alcune delle più comuni attività, tra cui guidare. Nei primi giorni di terapia si consiglia di iniziare l’assunzione alla sera dopo cena e quando il giorno dopo non si sia obbligati a guidare o svolgere attività che richiedano la piena lucidità, proprio per dare il tempo di capire che effetto possa fare al paziente nelle prime assunzioni.
Cannabis e patente in caso di incidente
Nel concreto però, in caso si verifichi un incidente che implichi l’esecuzione di un test tossicologico, se il paziente risultasse positivo al THC sarebbe tutelato dal punto di vista penale dalla presenza di prescrizione medica e relazione della visita in cui il farmaco è stato prescritto, ma potrebbe essere indirizzato all’ufficio patenti di riferimento, il quale potrebbe decidere di sospendere la patente fintanto che non venga ripetuto un nuovo un test con esito negativo. La gestione di questa situazione può variare da commissione a commissione e da regione a regione.
Quindi, è chiaro che il paziente non deve guidare se non si sente nelle condizioni cognitive di farlo e che la terapia deve essere strutturata per far sì che la sua assunzione non ne limiti la libertà; ma deve anche sapere che in caso di incidente potrebbe verificarsi quanto descritto.
Questo è il motivo per cui in sede di visita viene sempre affrontato questo tema e viene fatto firmare al paziente un consenso informato in cui si legge anche questa informazione.
Tutto questo non vale per preparati a base di solo CBD. Il Bedrolite, nonostante abbia una minima percentuale di THC (0,4%) comunque lo contiene, pertanto un paziente in terapia con questo tipo di cannabis deve ricevere questo tipo di informazioni.
Dottoressa Valentina Florean – Referente per il monitoraggio clinico diClinn