Pubblichiamo qui di seguito un articolo estratto da “Malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD): una malattia sociale” pubblicato il 05/06/2019 dal dott. Fabio Turco e la dott.ssa Viola Brugnatelli per Cannabiscienza, società di informazione scientifica sulla Cannabis Medica e il Sistema Endocannabinoide. Maggiori informazioni su: https://cannabiscienza.it/malattie-infiammatorie- croniche-intestinali-ibd/
Tra le patologie a carico del sistema gastrointestinale (GI), ve ne sono alcune definite autoimmuni, ovvero che riguardano un’anomala risposta del sistema immunitario nei confronti dei normali costituenti dell’organismo. Stiamo parlando delle malattie infiammatorie croniche intestinali (o IBD, dall’inglese Inflammatory Bowel Disease).
Le IBD comprendono essenzialmente il Morbo di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa e colpiscono in Italia più di 200mila persone (1).
Le attuali terapie prevedono principalmente la somministrazione cronica di antinfiammatori come i glucocorticosteroidi e la mesalazina e l’uso di immunosoppressori, come l’azatioprina.
Questi farmaci però non posseggono una comprovata efficacia nel lungo termine e il loro utilizzo prolungato può indurre effetti collaterali severi (gli immunosoppressori possono predisporre a distruzione del midollo osseo, epatite, pancreatite e disordini linfoproliferativi).
Tali effetti, insieme agli alti costi della terapia per i pazienti e per lo Stato, giustificano la ricerca di approcci terapeutici nuovi e alternativi (2). Tra questi, agire sul Sistema Endocannabinoide (SEC), potrebbe rappresentare una chiave di svolta nel trattamento delle IBD.
Il Sistema Endocannabinoide, presente in maniera ubiquitaria lungo il tratto GI, appare come un interessante bersaglio terapeutico in caso di IBD, soprattutto per la sua diretta implicazione nella regolazione dell’omeostasi, o bio-equilibrio, del tratto GI (3).
Ad oggi sempre più rapporti aneddotici e studi sia sull’animale che sull’uomo stanno confermando la validità della Cannabis Medica (CM) nel trattamento di queste patologie.
Nel 2012, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Tel Aviv, in Israele, ha analizzato gli effetti del trattamento con Cannabis sulla qualità della vita, il peso e il clinical score in un piccolo numero di pazienti con IBD, nell’arco di un periodo di 3 mesi. Ai pazienti con IBD venivano fornite sigarette di Cannabis e veniva loro richiesto di fumarle ogni volta che sentivano dolore (50 grammi di Cannabis al mese, per un massimo di 3 inalazioni a volta, per evitare effetti collaterali centrali). In seguito al trattamento, in tutti i pazienti si è osservato un aumento significativo del peso - auspicabile in caso di IBD - nonché un miglioramento dell’indice di attività della malattia, della percezione dello stato di salute generale e della capacità di svolgere attività quotidiane (4).
Sempre in Israele, il team di ricerca guidato dalla dottoressa Timna Naftali, ha effettuato una serie di studi clinici su pazienti con IBD, utilizzando varie dosi di THC e varie modalità di assunzione ed in ognuno di questi studi è stato sempre riportato un miglioramento generale della qualità della vita dei pazienti (5); (6).
Infine, in un articolo apparso nel 2014 su Nature Reviews, viene sottolineato come l’abitudine di utilizzare Cannabis sia molto comune tra i pazienti con IBD. I numerosi studi citati in questo articolo mettono in evidenza come questa abitudine sia correlata ad una diminuzione dei sintomi - soprattutto il dolore addominale e la nausea - e ad un miglioramento generale della qualità della vita dei pazienti con IBD (7).
Va comunque sottolineato che nei vari studi clinici effettuati, l’utilizzo di fitocannabinoidi o cannabinoidi sintetici, sebbene abbia portato ad una riduzione dei sintomi delle IBD e ad un miglioramento della qualità della vita, non è stato in grado di soddisfare l’endpoint primario, ovvero la remissione dalle IBD (8).
In conclusione, mettendo insieme le informazioni sugli studi clinici finora effettuati e i report dei pazienti che autonomamente hanno scelto di utilizzare Cannabis per trarre sollievo dalle IBD, è possibile ricavare delle “linee guida” generali sull’utilizzo di Cannabis in caso di IBD.
Infatti, possiamo evincere che la maggior parte dei pazienti risponde ad 1 grammo di Cannabis al giorno, anche se, quando si inizia la terapia, è consigliabile iniziare con una dose bassa, specialmente se il paziente non è abituato all’uso di Cannabis.
Inoltre, si è visto che, in generale, i pazienti con IBD tendono a preferire composizioni con un alto contenuto di tetraidrocannabinolo (THC), soprattutto per alleviare il dolore, usandolo nelle ore notturne per limitare gli effetti indesiderati.