Cannabis medica: l'alternativa naturale alle benzodiazepine

Cannabis medica: l'alternativa naturale alle benzodiazepine
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Farmacia San Carlo

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La cannabis, e i suoi principi attivi, per sostituire o ridurre l'uso di benzodiazepine

Le benzodiazepine sono una classe di farmaci psicoattivi utilizzati principalmente per il trattamento di ansia, depressione, insonnia, e varie condizioni neurologiche.

Questi composti agiscono come depressori del sistema nervoso centrale, potenziando l'effetto del neurotrasmettitore acido gamma-aminobutirrico (GABA), che inibisce l'attività neuronale. Le benzodiazepine si legano ai recettori GABA_A, aumentando la frequenza di apertura dei canali ionici cloruro, portando a una riduzione dell'eccitabilità neuronale. Questo meccanismo d'azione conferisce loro proprietà ansiolitiche, sedative, ipnotiche, miorilassanti e anticonvulsivanti. Esempi comuni di benzodiazepine includono diazepam (Valium), lorazepam (Ativan), alprazolam (Xanax) e clonazepam (Klonopin).

Nonostante la loro efficacia, le benzodiazepine presentano diversi rischi e effetti collaterali, specialmente se utilizzate a lungo termine. Tra questi vi sono dipendenza, tolleranza, e sindrome da astinenza, oltre a potenziali effetti cognitivi negativi come la compromissione della memoria e delle funzioni motorie. La dipendenza fisica e psicologica può svilupparsi rapidamente, rendendo difficile l'interruzione del trattamento senza supervisione medica. Inoltre, l'uso prolungato è stato associato a un aumento del rischio di demenza e altre problematiche cognitive negli anziani.

D'altra parte, la cannabis è una pianta psicoattiva appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, ampiamente conosciuta per le sue proprietà medicinali. La pianta di cannabis contiene una varietà di composti chimici noti come cannabinoidi, tra cui i più noti sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Il THC è il principale composto psicoattivo, responsabile degli effetti euforici e alteranti della percezione, mentre il CBD è noto per le sue proprietà non psicoattive, con effetti terapeutici come anti-infiammatorio, ansiolitico e anticonvulsivante.

La cannabis interagisce con il sistema endocannabinoide del corpo umano, un sistema di regolazione biologica che influenza vari processi fisiologici tra cui l'umore, la memoria, l'appetito e la risposta immunitaria. Questo sistema è composto da recettori cannabinoidi (principalmente CB1 e CB2), endocannabinoidi (composti prodotti dal corpo umano che attivano questi recettori) ed enzimi che sintetizzano e degradano questi endocannabinoidi. Il THC si lega principalmente ai recettori CB1 nel cervello, producendo gli effetti psicoattivi, mentre il CBD modula questi recettori in maniera più complessa, spesso agendo come un regolatore dell'azione del THC e interagendo con altri recettori non cannabinoidi.

Le sostanziali differenze tra benzodiazepine e cannabis risiede nei loro meccanismi d'azione, profili di sicurezza e potenziali usi terapeutici. Mentre le benzodiazepine agiscono principalmente aumentando l'inibizione neuronale attraverso il sistema GABAergico, la cannabis agisce su un sistema di regolazione endogeno più ampio, influenzando una varietà di funzioni corporee. 

Un altro aspetto cruciale è il rischio di dipendenza e abuso. Le benzodiazepine possono portare a dipendenza fisica e psicologica, con una sindrome da astinenza che può essere severa e potenzialmente pericolosa. La cannabis, pur avendo un potenziale di abuso come ogni sostanza stupefacente, generalmente non causa dipendenza fisica e sindrome da astinenza.

Background dello studio

In uno studio del 2019 si sono analizzati 146 pazienti in trattamento con cannabis medica, con un'età media di 47 anni. Tutti i partecipanti avevano in comune l'uso di benzodiazepine al momento dell'inizio della terapia con cannabis medica. I pazienti sono stati monitorati in vari punti temporali durante il trattamento, consentendo ai ricercatori di osservare i cambiamenti nell'uso di benzodiazepine in relazione al tempo di esposizione alla cannabis.

Cannabis e bezodiazepine: i risultati

Dopo un periodo medio di due mesi di trattamento con cannabis medica, il 30,1% dei pazienti aveva interrotto l'uso di benzodiazepine. Questo dato è aumentato significativamente nel tempo: dopo due prescrizioni di cannabis medica, il 44,5% dei pazienti aveva cessato l'uso di benzodiazepine. Al termine del periodo di follow-up, dopo una media di sei mesi e tre corsi di prescrizioni di cannabis medica, il 45,2% dei pazienti aveva completamente interrotto l'uso di benzodiazepine. Questo tasso di cessazione si è mantenuto stabile nel tempo, suggerendo una potenziale efficacia a lungo termine della cannabis medica nel ridurre la dipendenza da benzodiazepine.

I risultati dello studio suggeriscono che la cannabis medica potrebbe rappresentare un'alternativa sicura ed efficace per ridurre o sostituire l'uso di benzodiazepine in pazienti con ansia e altre condizioni trattate con questi farmaci. La riduzione osservata nell'uso di benzodiazepine tra i pazienti in trattamento con cannabis medica è un risultato significativo, dato l'alto rischio di dipendenza associato a questi farmaci.

La cessazione dell'uso di benzodiazepine è un risultato particolarmente importante, considerati i rischi a lungo termine associati all'uso di questi farmaci, come l'aumento del rischio di demenza e la compromissione delle capacità cognitive e motorie. La cannabis medica, d'altra parte, ha un profilo di sicurezza relativamente favorevole, con effetti collaterali meno gravi e un minor rischio di dipendenza.

Conclusioni

Questo studio rappresenta un passo importante verso la comprensione del ruolo potenziale della cannabis medica come strumento terapeutico per ridurre l'uso di benzodiazepine.

20 agosto 2024
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