Forse non è la via di assunzione preferita dalla maggioranza dei pazienti, ma supposte e oli per microclismi rettali sono il metodo di somministrazione più efficace per molti principi attivi. L’assunzione per via rettale della cannabis, già conosciuta nelle pratiche antiche, sta trovando nuovi consensi nella comunità medica e sono oggi disponibili estrazioni fluide o solide adatte allo scopo.
Diverse cause possono rendere difficile o impossibile la somministrazione per via orale: ferite o riflussi gastrici, difficoltà gastrointestinali o motorie. Ma soprattutto clisteri e supposte evitano la prima metabolizzazione da parte di stomaco e fegato che modifica le composizioni chimiche di cannabinoidi e terpeni. Vi è inoltre la necessità di ridurre gli effetti avversi del THC alle alte concentrazioni necessarie per alcune patologie. Gli enzimi del fegato trasformano infatti buona parte del THC in 11-idrossi-Δ9-tetraidrocannabinolo, un metabolita ad alto potere psicoattivo.
In un articolo di Real Farmacy si parla di una donna australiana che ha scelto questa tecnica di somministrazione per curare un tumore ai polmoni. Sembra infatti vi siano dei canali fisiologici di comunicazione fra polmoni e intestino, confermati dall’attuale ricerca e conosciuti dalla medicina cinese. L’unica opzione per questa donna era una chemioterapia con qualità di vita e possibilità di sopravvivenza limitatissime. Ha invece scelto mezzo grammo di cannabis in soluzione oleosa di cocco due volte al giorno e ora sta lottando contro il cancro con quest’arma.
L’estrazione di cannabinoidi in olio o burro di cocco è una tecnica scelta oggi da un numero di pazienti in aumento. Questo olio contiene sostanze utili contro numerosi stati patologici e in grado di mantenere condizioni sane. L’azione terapeutica dei cannabinoidi viene quindi potenziata dagli acidi laurico, caprico e caprilico contenuti nel cocco.
In rete si trovano istruzioni su diversi metodi di estrazione in olio di cocco e di preparazione dei farmaci per via rettale. I dati clinici o aneddotici disponibili sono però insufficienti a determinare con certezza le migliori modalità di assunzione per i cannabinoidi in relazione alle diverse patologie. Ad esempio, questo articolo di O’Shaughnessy’s contesta l’efficacia della via rettale dichiarata da United Patients Group e da altre fonti.
Stefano Mariani