Il prezzo della cannabis per la vendita in farmacia rimane fisso a 9 euro. E' questa la decisione che è stata presa nell'incontro preliminare presso il ministero della Salute con i rappresentanti dei farmacisti in vista di un futuro tavolo tecnico di discussione. Nei prossimi mesi si discuterà della questione degli onorari dei farmacisti visto che le tariffe sono ferme dal 1993. Alla discussione oltre alle associazioni dei farmacisti come Asfi, Assofarm, Farmacie unite, Ferderfarma, Fofi, Sifap e Utifar hanno partecipato anche l’Agenzia Industria Difesa e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.
"Il prezzo rimane fisso a 9 euro si discuterà della faccenda degli onorari del farmacista fermi dal 1993", ci ha raccontato il dottor Marco Ternelli, farmacista esperto in materia che lavora in una farmacia galenica sottolineando che: "E' stato concordato di istituire un Tavolo tecnico di lavoro con il compito di aggiornare le componenti della tariffa nazionale, che comprendono anche gli onorari professionali fissati da un decreto del 1993 e che per legge dovrebbero essere aggiornate ogni due anni".
Intanto le farmacie in questi mesi andranno avanti a lavorare in perdita visto che il decreto nel frattempo è diventato effettivo. "Oggi su una preparazione di cannabis in olio, così come quella di un normale sciroppo per bambini, il farmacista, a stare larghi, guadagna 5 euro, indipendentemente dalle ore di lavoro impiegate. Si può anche alzare l'onorario a 15 euro, ma resta il fatto che con la cannabis lavoreremo in perdita per quanto riguarda la materia prima, cosa che non avviene per gli altri medicinali", ha puntualizzato Ternelli.
La cannabis italiana infatti viene si venduta ad un prezzo di 6,88 euro al grammo al quale vanno aggiunta l'IVA che la porta al prezzo di 8,5 euro. Vanno poi aggiunte le spese di spedizione che partono da 15 a 25 euro a lotto, anche per piccole spedizioni. Mettiamo che una farmacia ne ordini 20 grammi e paghi 20 euro di spedizione: il prezzo è salito a 9,5 euro al grammo. Quella olandese viene invece acquistata dalle farmacie ad un prezzo di 12 euro IVA compresa. "Probabilmente le farmacie termineranno le scorte e poi decideranno di smettere di distribuirla", ci ha spiegato il dottor Ternelli che già parlato con decine di colleghi che sono del tutto incerti su da farsi. Con gli onorari che rimarranno comunque fermi per tutti i mesi della discussione, le farmacie che distribuiranno la cannabis diminuiranno drasticamente e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare non recupererà l'investimento fatto per avviare la produzione.
"Per adesso non c’è niente di certo: faranno un bel tavolo di riunione con chi probabilmente di cannabis non ne capisce molto, visto che il prezzo è stato determinato nonostante le proteste degli organi di categoria dei farmacisti che avevano già sollevato all’epoca questa problematica", rincara la dose un altro farmacista, il dottor Alfredo Tundo, che da Lecce è diventato un punto di riferimento per i pazienti della zona e non solo.
Alla domanda su cosa succederà in futuro il dottor Tundo è molto chiaro: "Visto che nel frattempo il decreto sul prezzo è entrato in vigore, succederà che le farmacie non la dispenseranno più. Io devo ancora decidere cosa fare, ho poche scorte ancora e molte in arrivo che ho confermato. Il ministerose ne frega di noi e dei pazienti. Tra qualche mese, non si sa quando, saranno ritoccati gli onorari e le tariffe, e bisognerà vedere se la cosa funzionerà, ma nel frattempo dispensare la cannabis non sarà conveniente, ma non nel senso che il farmacista non ci guadagna abbastanza, nel senso che la preparazione al paziente è come se la pagassi io e ci perdo già sulla materia prima. Dal canto mio io devo garantire la continuità terapeutica del paziente e quindi indipendente da tutto io devo fare le preparazioni: è un lavoro che io faccio anche nelle ore notturne, perché ci sono pazienti che soffrono".
Secondo il dottor Tundo il problema non è solo il prezzo della materia prima: "Non solo si va in perdita già con la materia prima, ma nessuno tiene conto degli investimenti che ci sono dietro ad un contesto farmaceutico con strutture da decine di migliaia di euro che vanno ripagate, oltre ai dipendenti, le tasse ed il lavoro del farmacista. Quindi oltre al prezzo di 9 euro che è ridicolo, visto che quella olandese la paghiamo 12 euro e quella italiana più di 8 euro, ti viene a costare non 12 ma 14/15. Venderla a 9 vuol dire che io ci rimetto 20 o euro per ogni preparazione, ne faccio dalle 120 alle 150 al mese e, fatti 2 conti, la perdita è alta. Poi c’è la parte etica e morale che mi ha fatto confermare gli ordini che mi arriveranno in questi giorni ed ho ordinato 3 mesi fa, perché non me la sento di privare i pazienti di un farmaco che dà loro beneficio. Su quegli ordini ci perderò dai 3 ai 5mila euro ogni chilo più il lavoro ed il resto. Non so quanto potrà durare, ma al momento non mi sento di dire di non prepararla più, così come ho detto a decine e decine di colleghi che mi stanno contattando in questi giorni. Sicuramente, entro breve tempo, ci sarà chi inizierà a fare due conti e va bene la gloria, ma le perdite economiche saranno sostenute e non so cosa potrà succedere".
Non solo, perché: "Oggi con questa situazione non solo le farmacie che attualmente la dispensano piano piano smetteranno, ma nessuno farà più gli investimenti necessari per iniziare a distribuirla. Abbassare il prezzo rispetto a quello precedente al decreto, di un 30%, sarebbe potuto essere ragionevole, ma solo per chi avesse già fatto l’investimento di base. Con il prezzo a 9 euro nessuna farmacia si appronterà più a prepararla".
Una delle possibili ragioni che ha portato il ministero a prendere questa decisione che sta spiazzando tutti i farmacisti che abbiamo interpellato fino ad oggi, è che pensavano di favorire la prescrizione di cannabisitaliana invece che di quella olandese. Un'altra possibile ragione è che il ministero abbia voluto rendere la cannabis competitiva per esportazione all'estero. Ma se così fosse, cosa c'entra il prezzo di vendita in farmacia per i pazienti, con quello per le esportazioni?
L'ultima ragione possibile è che per qualche motivo sia stato deciso di affossare la cannabis medica italiana, obbligando di fatto le farmacie a lavorare in perdita; le stesse farmacie che dovrebbero dispensare la cannabis prodotta in Italia per permettere allo Stabilimento che la produce (di proprietà dello Stato) di recuperare il grande investimento fatto e di continuare così la produzione nell'interesse dei pazienti.
Mario Catania