Un paziente su tre con dolore cronico riferisce di usare la cannabis come opzione terapeutica e la maggior parte dei pazienti ha usato la cannabis come sostituto di altri farmaci antidolorifici, inclusi gli oppioidi.
Sono le conclusioni di un nuovo studio scientifico curato dai ricercatori dell'Università del Michigan e della Johns Hopkins University e pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA) Substance Use And Addiction una delle testate scientifiche dell'associazione dei medici americana (AMA).
E' uno studio trasversale, basato sulla crescente mole di dati in letteratura scientifica che indica che i cannabinoidi possono servire come efficaci strumenti di gestione del dolore per alcune persone e come sostituti di alcuni farmaci e ha coinvolto i dati di 1.724 adulti di età pari o superiore a 18 anni che vivono in 36 stati da marzo ad aprile 2022.
Cannabis efficace per gestire il dolore
“Tra gli adulti con dolore cronico negli stati con leggi sulla cannabis terapeutica, 3 persone su 10 hanno riferito di usare cannabis per gestire il proprio dolore. La maggior parte delle persone che hanno usato la cannabis come trattamento per il dolore cronico hanno riferito di sostituire altri farmaci antidolorifici, inclusi gli oppioidi da prescrizione, con la cannabis" si legge nello studio nel quale viene specificato che: "Più della metà degli adulti che hanno usato la cannabis per gestire il proprio dolore cronico ha riferito che l'uso di cannabis li ha portati a diminuire l'uso di oppioidi soggetti a prescrizione, farmaci non oppioidi soggetti a prescrizione e farmaci antidolorifici da banco, e meno dell'uno per cento ha riferito che l'uso di cannabis ha aumentato il loro uso di questi farmaci".
La cannabis per sostituire gli oppiacei
Una tendenza che vale anche nei pazienti oncologici, una categoria di persone che ha bisogno di antidolorifici nel proprio percorso di cura.
Anche in un altro studio pubblicato a settembre viene evidenziato che dare alle persone l'accesso legale alla cannabis terapeutica può aiutare i pazienti a ridurre il loro uso di antidolorifici oppioidi, o cessarne del tutto l'uso, senza compromettere la qualità della vita. Quella della sostituzione dei farmaci oppiacei con la cannabis è un trend ormai analizzato da decine di studi che continuano ad evidenziare come grazie alla cannabis siano in calo i morti dovuti alle overdose da oppiacei, una vera e propria piaga negli Stati Uniti e in Canada.
Sempre a settembre era stato pubblicato un altro studio che aveva rilevato che l'industria farmaceutica subisce un grave colpo economico dopo che gli stati hanno legalizzato la cannabis, con una perdita media di mercato di quasi 10 miliardi di dollari per i produttori di farmaci per ogni evento di legalizzazione.
A dicembre invece un’ampio studio osservazionale realizzato dai ricercatori australiani della University of Western Australia ha mostrato che 2 anni di trattamento con un olio di cannabis a predominanza di CBD ma contenete anche THC hanno portato ad “un miglioramento significativo in tutti i risultati clinici misurati nell’arco di due anni”. Nello studio scientifico pubblicato su Plos One viene specificato che le indicazioni cliniche erano in maggior parte per il dolore cronico (71,9%) e poi per patologie psichiatriche (15,4%), neurologiche (2,1%) o altra diagnosi (10,7%).