Un progetto pilota di coltivazione che garantisca la produzione di infiorescenze certificate a scopo terapeutico è la soluzione che Cannabis Cura Sicilia vuole sottoporre di persona all’assessore Ruggero Razza. I problemi sono sempre gli stessi, sempre gravi, ne avevamo parlato recentemente in questo articolo: carenza, scarsa qualità, difficoltà burocratiche, sotto-formazione del personale medico, conseguenze penali. Problemi non nuovi per l'associazione che, dopo anni di discussioni con le istituzioni, a fine 2019 ha lanciato una disobbedienzacivile per chiedere di poter coltivare la cannabis di cui i pazienti hanno necessità.
Cannabis Cura Sicilia in audizione all’Assemblea Rergionale Siciliana
Cannabis Cura Sicilia propone di praticare una soluzione fin da subito: un progetto pilota di coltivazione che possa diventare l’apripista per la fase decisiva di questa lunga storia. La fase in cui le istituzioni adeguano finalmente la realtà con quanto sancito dalla legge. Si tratta del diritto a scegliere questa pianta come terapia per molte malattie e disagi.
Ne abbiamo parlato con Florinda Vitale, fondatrice e vicepresidente dell'associazione, che è stata ricevuta il 29 luglio insieme ad altri componenti dell’Associazione all’Ars con un’audizione in commissione salute. L’obiettivo era quello di sottoporre la necessità di sanare lacune e incongruenze alle disposizioni regionali già vigenti.
"Occorre aprire un confronto sull’autorizzazione alla coltivazione condivisa da parte di associazioni di pazienti. L'obiettivo è aprire un clima di collaborazione con le Asp".
Come si è svolto l’incontro?
“Era presente la deputata del M5S Stefania Campo insieme ad altri colleghi del M5S e attraverso di loro abbiamo potuto chiedere audizione, ma era purtroppo assente l’assessore Razza. Campo ha detto che si confronterà con l’assessorato per capire se durante l’ultima conferenza Stato-Regioni si sia arrivati a dare alla Sicilia autonomia di produzione di cannabis terapeutica. Inoltre la Campo si è incaricata di richiedere e insistere per organizzare un confronto con l’Assessore. Di tempo non ne rimane molto. Loro sanno che abbiamo 80 piante. A ottobre doneremo le piante ai malati delle associazioni che hanno aderito, sono il frutto della disobbedienza civile che avevamo lanciato a fine 2019”.
Voi proponete un preciso progetto pilota di coltivazione
“Noi assieme ai cannabis social club e al gruppo medico scientifico di Cannabiscienza ci siamo posti l’obiettivo di intervenire sulla normativa attuale. Il fine è quello di arrivare alla coltivazione condivisa da associazioni di pazienti riconosciute. Abbiamo tecnici e grower di altissimo livello che possono garantire standard qualitativi alti e ricerca di strain adatti per specifiche patologie. Negli anni abbiamo creato svariate collaborazioni in merito allo sviluppo e alla ricerca, portando avanti un vero e proprio laboratorio di idee”.
Il progetto di Cannabis Cura Sicilia
Questo progetto pilota siciliano può fungere da esempio per tutto il paese. Si potrebbe arrivare ad uniformare le attuali normative che hanno frammentato un diritto sancito dalla legge e di importanza vitale per tantissimi pazienti italiani. Come ha ricordato Cannabis Cura Sicilia all’assessore Razza nella lettera inviata per richiedere un confronto concreto “moltissimi pazienti sono costretti alla disobbedienza civile, a causa della discontinuità della disponibilità del farmaco”. La scelta per i pazienti che vogliono difendere un loro diritto vitale, quello cioè alla cura più appropriata, è tra la disobbedeinza civile e il mercato nero. Speriamo che i tempi siano ormai maturi perché dall’alto scelgano di utilizzare il potere delle istituzioni pubbliche per il bene comune dei moltissimi pazienti che ora e in futuro possono trovare nella cannabis lo strumento farmacologico migliore nei termini di una miglior qualità di vita.
Romana De Micheli