La cannabis riduce il numero di attacchi di emicrania più che dimezzandoli: è il risultato di uno studio appena pubblicato sulla rivista Pharmacotherapy, secondo cui la frequenza di attacchi di emicrania nei pazienti esaminati sarebbero calati in media da 10,4 a 4,6 in un mese.
Secondo i ricercatori dell'Università del Colorado si tratta di uno dei primi studi ad essere arrivato a questi risultati. In totale sono stati seguiti 121 pazienti dall'1 gennaio 2010 al 30 settembre 2014. I ricercatori spiegano che 103 pazienti (l'85.1%) hanno riportato una diminuzione della frequenza degli attacchi in un mese, 15 (12.4%) pazienti, invece, hanno avuto lo stesso numero di attacchi, mentre 3 (2.5%) li hanno visti aumentare. Il 52% dei pazienti sono donne e i pazienti soffrivano di attacchi mediamente da 14 anni. 52 pazienti hanno dichiarato alla prima visita di aver già utilizzato cannabis. Durante lo studio è stata usata cannabis in varie forme: vaporizzazione (42 pazienti), cannabis commestibile (66), uso topico di estratti o pomate (15), e fumata (65).
Si tratta di uno studio retrospettivo, basato sull'osservazione delle cartelle cliniche dei pazienti in cura presso la Gedde Whole Health, una clinica privata con due sedi in Colorado dove lavorano specialisti che offrono cure a base di cannabis per diverse patologie. Lo studio è stato approvato dal Colorado Multiple Institutional Review Board un organo amministrativo nato per proteggere i diritti e la salute dei soggetti della ricerca clinica reclutati per partecipare alle attività della University of Colorado ed agli istituti affiliati. Anche se non non sono state comprese le cause del perché ciò avvenga, i ricercatori credono che alla base di tutto ci sia il sistema endocannabinoide con i suoi recettori. Secondo la dottoressa Borgelt, autrice dello studio e direttrice della clinica, la serotonina svolge un ruolo chiave in questo meccanismo: "Crediamo che la serotonina", ha spiegato, "abbia un ruolo nell’emicrania, ma stiamo ancora lavorando per scoprire il ruolo esatto dei cannabinoidi".
Gli autori hanno sottolineato come lo studio abbia alcune limitazioni, prima fra tutte la natura retrospettiva dello studio che limita la capacità di valutare la causalità dell'uso di cannabis e la diminuzione della frequenza dell'emicrania e non consente di controllare i quantitativi usati. Ad ogni modo, dopo aver definito i risultati "davvero notevoli", hanno anche sottolineato la necessità di altri studi in futuro. Per la dottoressa Borgelt lo studio scientifico ideale richiederebbe la somministrazione di quantità diverse di cannabis terapeutica a differenti concentrazioni, come accade negli studi sui farmaci, anche se sottolinea che questi studi non possono essere attualmente condotti negli Usa a causa delle leggi federali anti-droga.
Emicrania e sistema endocannabinoide - Nel 2013 un team di ricercatori della University of California ha pubblicato uno studio sul The Journal of Neuroscience incentrato sul sistema endocannabinoide e il suo ruolo nel trattamento del mal di testa. Secondo i loro risultati, l'attivazione dei recettori dei cannabinoidi nel cervello può aiutare a modulare i segnali del dolore. Il gruppo di ricerca era composto da cinque membri Dipartimento di Neurologia denominato "Gruppo mal di testa". Sapendo che i cannabinoidi funzionano contro il dolore cronico e neuropatico, i ricercatori hanno voluto vedere se avrebbero avuto lo stesso risultato con il mal di testa. I ricercatori hanno esaminato la sostanza grigia "periacqueduttale", la parte del cervello che modula il dolore, nei ratti. In particolare, hanno misurato l'attività dei recettori del dolore e delle fibre nervose associate all'emicrania per giungere alla concussione che il sollievo è il risultato delle interazioni del sistema nervoso e che: "Il meccanismo alla base di sollievo dall'emicrania può comportare un'interazione tra i recettori dei cannabinoidi e la serotonina."
Redazione cannabisterapeutica.info