Con questo articolo continua la nostra collaborazione con la dottoressa Elena Battaglia, che ha scoperto la cannabis per amore del suo cane anziano, e da lì ha iniziato a studiarla, conoscerla e utilizzarla per molti altri animali, studiando terapie create su misura per ogni 4 zampe e diventando il punto di riferimento in Italia per l'uso veterinario della cannabis.
Sono passati pochi anni da quando mi sono avvicinata alla cannabis per l’utilizzo negli animali. Avevo la mia huskyna di 17 anni che faceva fatica a muoversi, l’udito era calato e l’ansia (come nella maggior parte dei cani anziani) era aumentata.
Avere un cane anziano è sempre impegnativo, hanno bisogno di cure per varie problematiche, devono prendere tanti farmaci e si deve cercare di non alterare il loro precario equilibrio. A volte dare un antinfiammatorio rischia di creare problemi seri in un animale anziano e a volte non risolve nemmeno il problema alla fonte.
E così dopo aver provato ad alleviare il dolore della mia Simba, dovuto all’osteoartrosi, con cortisonici e FANS che risolvevano solo temporaneamente il problema, mi sono messa alla ricerca di una soluzione diversa.
La scoperta dei benefici della cannabis su pazienti e animali
Un mio amico negli Stati Uniti mi aveva tanto parlato dell’utilizzo della Cannabis Terapeutica nelle persone e così mi sono chiesta se la soluzione poteva essere lì. Così ho iniziato a leggere e informarmi per capire se potesse davvero essere utile, se fosse davvero una medicina come si leggeva in certi articoli. Più leggevo e più trovavo la cannabis interessante. La cosa più particolare erano le testimonianze di centinaia di persone la cui vita era cambiata in meglio grazie all’utilizzo della cannabis terapeutica. Tra tante testimonianze c’erano anche quelle di diverse persone, negli Stati Uniti che l’avevano utilizzata per migliorare la qualità di vita dei loro animali. In quel momento ho capito che dovevo approfondire. Avevo trovato diverse ditte che vendevano, negli USA, prodotti a base di canapa con dentro il CBD ma che purtroppo non spedivano in Italia.
Ma l’avventura era solo all’inizio, dopo un paio di mesi ero in ferie negli Stati Uniti ed entrando per curiosità in un negozio per animali avevo trovato quello di cui avevo bisogno per Simba, un prodotto chiamato Canna Companion. Il costo era elevato e non avevo idea se sarei incorsa in qualche problema al ritorno riportandolo in Italia ma valeva la pena rischiare per riuscire a migliorare la qualità di vita di Simba, lei se lo meritava , per anni aveva fatto la guardia proteggendo tutta la famiglia e ci aveva riempito di attenzioni anche nei nostri giorni peggiori.
E così Canna Companion fu messo in valigia e portato in Italia. Sulla confezione c’era il dosaggio e c’era scritto che era stato studiato appositamente da dei veterinari. Canna Companion inoltre metteva a disposizione le analisi del prodotto per cui si poteva sapere esattamente quanti cannabinoidi erano presenti e anche quanti terpeni.
Allora ero veramente alle primissime armi e tutto era nuovo. Si avvisava anche i proprietari di animali che ci sarebbe voluto qualche giorno prima che si iniziasse a vedere gli effetti del CBD.
La rinascita di un cane anziano grazie al CBD full Spectrum
Dopo un paio di giorni a me Simba sembrava già stare meglio, era più sveglia. Dopo 4 giorni, la rinascita, Simba era più sveglia, attenta, teneva la testa dritte mentre prima faceva fatica a farlo e riusciva ad alzarsi più velocemente di prima. Dopo altri 4 giorni, scoprimmo che il CBD era riuscito anche a mitigare la sua ansia e a farle passare la paura dei temporali. Se penso a tutti gli integratori comprati in quegli anni, alle notti insonni, non mi sembrava vero che finalmente avremmo avuto un pò di pace e benessere.
Il problema però adesso era un altro… Cosa sarebbe successo quando fosse finito il Canna Companion? C’era sempre l’ipotesi di ripartire, poco economica come idea ma a male estremi… Oppure vedere se esisteva il CBD anche qua e se era possibile acquistarlo.
Fui fortunata come solo l’universo riesce a fare e trovai un “addetto del settore” che mi spiegò cosa era il CBD, dove trovarlo, come paragonare il dosaggio di Canna Companion con del CBD in cristalli.
A quel tempo infatti, l’unica alternativa era utilizzare il CBD galenico, quindi non un full spcetrum come Canna Companion. Fortunatamente il passaggio per Simba fu indolore e anche con il CBD isolato continuò a stare bene. Però se lei stava così bene senza aver più bisogno di anti dolorifici allora era giusto che tutti potessero avere questa possibilità. Così iniziai a prescriverlo ai miei pazienti ottenendo ottimi risultati. Più andavo avanti e più imparavo sul campo e negli articoli sulla cannabis l’enorme potenziale di questa pianta.
Il primo convegno sulla cannabis ad uso veterinario
Capitò che dopo un anno circa venni chiamata a parlare del CBD negli animali ad un convegno sulla Cannabis terapeutica ad Orvieto. Non avevo tantissimi casi come ora ed ero ancora all’oscuro di tante particolarità della terapia con la cannabis ma quello fu il primo convegno di una lunga serie. Nel frattempo sono passata dall’ utilizzare il CBD galenico all’utilizzare il full spectrum. E la differenza di prestazioni a livello terapeutico in certi casi è più che evidente. Personalmente adesso non tornerei mai ad utilizzare un CBD isolato, vista l’importanza dell’ effetto entourage dato dai vari cannabinoidi che agiscono insieme con terpeni e flavonoidi. Piano piano ho imparato a utilizzare la cannabis terapeutica, all’inizio con molta prudenza, poi, avendo capito che la cannabis è tutt’altro che pericolosa, imparando a scegliere varietà diverse e a creare “mix” sempre più personalizzati, grazie anche a Matteo Mantovani della Farmacia San Carlo. E’ anche grazie a lui se ogni giorno riusciamo a trovare soluzioni specifiche per ogni singolo paziente.
Il bello della cannabis è proprio questo: una volta che conosci le varietà e come agiscono e capisci che una varietà è più terapeutica per una patologia rispetto ad un altra riesci a creare una “medicina” adatta al singolo.
Dall'utilizzo della cannabis in veterinaria alle cure personalizzate
Ovviamente andando avanti, piano piano, ho imparato a conoscere la pianta della Cannabis in quasi ogni suo aspetto… Perché “quasi”? Perché la pianta della Cannabis ogni giorno ci regala nuova conoscenza, dai nuovi cannabinoidi trovati dai ricercatori italiani, a nuove possibilità terapeutiche per patologie che altrimenti non hanno trovato soluzione. La strada è ancora lunga, e c’è sempre da imparare.
Sono felice in questi anni di aver contribuito a far conoscere l’utilizzo del CBD e della cannabis per la terapia negli animali. Fino a pochi anni fa nessuno sapeva cosa fosse il CBD, fino a pochi anni fa nessun proprietario di animali si sarebbe sognato di utilizzare la cannabis per il proprio amico a quattro zampe. Tutto questo è cambiato e ora ci sono sempre più proprietari che vogliono conoscere, imparare, curare con la Cannabis. Piano piano anche tanti colleghi si stanno unendo al “movimento” verde e questa è un’ottima notizia.
Le evidenze sul campo crescono di giorno in giorno. Adesso è normale parlare dell’utilizzo della cannabis per il dolore, ma anche per l’epilessia, per rallentare i tumori, per trattare l’ansia. Si inizia a scoprire che può essere utile anche in certe gravi patologie come la Sindrome di Chiari o nel caso di Lupifuscinosi Ceroide Neuronale.
In pochi anni l’immagine della Cannabis è passata da “droga” a medicina ed è anche grazie a tutti i proprietari e tutti i veterinari che hanno voluto prendere questa strada nonostante essere stati criticati da colleghi e tante volte da sconosciuti troppo ciechi e troppo ignoranti su una materia così importante.
Come dicevo la strada è ancora lunga e ci vuole tempo per riuscire a imparare a ritagliare la terapia su ogni singolo paziente, ma con dedizione e conoscenza questo è alla portata di ogni veterinario che si voglia specializzare nell’utilizzo dei cannabinoidi.
Elena Battaglia