La cannabis per gli animali oncologici: il racconto di una veterinaria esperta

La cannabis per gli animali oncologici: il racconto di una veterinaria esperta
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LINEA SEC

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Dall'antica tradizione italiana della coltivazione della canapa nasce un prodotto genuino per il benessere animale - website

Dal Sistema Endocannabinoide alla terapie con la cannabis per gli animali oncologici, il nuovo articolo della veterinaria Elena Battaglia

La dottoressa Elena Battaglia è stata la prima veterinaria a portare in Italia le cure con la cannabis per i pazienti animali. In questo articolo la dottoressa, che oggi fa parte del consiglio direttivo della prestigiosa Veterinary Cannabis Society americana, a partire dal sistema endocannabinoide animale, ripercorre la sua esperienza e i vantaggi di cannabis e derivati per trattare i pazienti animali oncologici. 

Negli anni ’90 si sono fatte le maggiori scoperte per quel che riguarda il sistema endocannabinoide. Ricordiamo la scoperta dei due endocannabinoidi AEA e 2-AG rispettivamente nel 1992 e nel 1995 e di conseguenza i vari componenti dai vari ligandi , ai recettori CB1 e CB2 e i meno noti Trpv1 Gpr 55 ecc e PPar ecc.

I recettori CB1 si trovano principalmente nel sistema nervoso centrale e in tessuti periferici ad esempio: apparato gastroenterico, apparato urinario, apparato cardiocircolatorio, apparato riproduttivo, ecc.

I recettori CB2 si trovano fondamentalmente negli organi linfatici: nella milza, nei linfociti, mastociti ecc. oltre che in parti del sistema nervoso centrale e periferico. Il sistema endocannabinoide è presente in tutti gli animali tranne gli insetti. Nei mammiferi la differenza sta nel fatto che può variare come numero di recettori e come distribuzione in base alla specie.

Negli ultimi anni sono stati fatti diversi studi per vedere la distribuzione dei recettori in diverse specie animali. In linea generale i recettori sono diffusi in tutti gli organi, tenendo presente che la funzione principale del sistema endocannabinoide è quella di mantenere l’omeostasi.

Cannabis in veterinari per i pazienti animali

L’utilizzo in veterinaria di cannabis e derivati ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Attualmente ci sono diverse organizzazioni veterinarie nel mondo che si dedicano allo studio e alla divulgazione della terapia con i cannabinoidi negli animali. Le più famose sono la VCS (Veterinary Cannabis Society), la CAVCM (Canadian Association of Veterinary Cannabinoid Medicine), e il gruppo di veterinari Sud Americani che ogni anno tengono il congresso Vetcann (Red Cannabis Medicinal Veterinaria- Vetcann ).

Ultimamente sono entrata a far parte del consiglio direttivo del VCS ed è stata da subito un’esperienza positiva. Periodicamente vengono tenuti meeting di aggiornamento dove i partecipanti si scambiano opinioni, esperienze e eventuali notizie sull’ utilizzo dei cannabinoidi. Ho così scoperto che sia io che la collega svizzera, anch’essa parte del consiglio direttivo, riusciamo ad ottenere ottimi risultati anche utilizzando dosaggi molto bassi di cannabinoidi diversamente da alcuni colleghi statunitensi. Ovviamente le varietà di canapa e cannabis che vengono utilizzate da noi in Italia sono diverse da quelle che si trovano in Svizzera e ancora di più con quello che si può trovare in commercio negli Stati Uniti.

Ricordiamo che l’importanza della varietà è fondamentale perché ogni varietà ha un suo profilo terpenico che la diversifica dalle altre, oltre a percentuali di cannabinoidi diverse e flavonoidi diversi. Tutti questi sono i componenti che portano all’effetto entourage.

La cannabis per gli animali oncologici

Il campo in cui attualmente vengono usati più frequentemente i cannabinoidi è quello dei pazienti oncologici. Anche in questo caso con i colleghi ci siamo “scambiati gli appunti” di alcuni casi. Quello che si è potuto vedere è che in tutti i casi oncologici trattati l’utilizzo dei cannabinoidi permetteva una qualità di vita migliore e un’aspettativa di vita più lunga. Quello che non si è trovato è una linea guida, nel senso che ogni animale risponde a modo suo alla terapia con i cannabinoidi, quindi ci saranno casi in cui si ottengono dei risultati insperati dove si riesce a fermare l’ eventuale tumore e casi in cui si riesce solo a rallentarlo.

È comunque vero che ci sono formulazioni di cannabis che hanno dimostrato “sul campo” di essere più efficaci di altre. L’altro aspetto interessante che ho visto dei colleghi è come affrontano la terapia caso per caso. Ovviamente dietro c’è un ragionamento scientifico sul possibile utilizzo nel singolo caso ma nel caso dei pazienti oncologici si tende a utilizzare la cannabis sapendo che nella peggiore delle ipotesi verrebbe rallentato il tumore e comunque a livello generale l’animale ne gioverebbe. Questo perché la cannabis agisce a livello di umore, appetito, dolore e infiammazione.

Prescriverla in fase precoce

La cosa migliore sarebbe iniziare la terapie con i cannabinoidi appena fatta la diagnosi. Questo perché comunque i cannabinoidi hanno bisogno di tempo prima di iniziare a fare effetto. La dose che bisogna raggiungere nel caso dei pazienti oncologici è diversa rispetto ad altre patologie per cui ci vuole più tempo e quindi prima si inizia e meglio è.

Aspettare che l’ animale abbia dolore è controindicato: così facendo si perde tempo prezioso che potrebbe essere necessario per rallentare il tumore. La cannabis può essere utilizzata anche in abbinamento con altre terapie oncologiche. Negli anni ho visto diversi casi di pazienti oncologici andare ben oltre alla “data di scadenza “ che gli era stata data dopo la diagnosi di tumore, grazie alla cannabis.

Alcune storie si possono trovare sul canale Instagram dei pazienti (cannabis_terapeutica_animali). L’ultimo che ci ha lasciato è stato Cris, un cane meticcio di 14 anni a cui nel maggio del 2023 gli era stato diagnosticato un carcinoma prostatico e gli erano stati dati 3 mesi di vita. Cris ci ha lasciato a novembre del 2024, andando ben oltre le aspettative di vita che erano state comunicate alla sua proprietaria. Cris ha fatto la terapia combinata con CBD e cannabis terapeutica ed è sempre stato bene. Alla fine però il tumore ha avuto la meglio e Cris ci ha lasciato. Come lui ci sono infinti casi ormai a cui ho assistito di animali che grazie alla cannabis hanno condotto una vita normale fino agli ultimi giorni di vita. Purtroppo non sono ancora abbastanza diffuse le qualità di questa pianta. E’ fondamentale portare a conoscenza delle persone quanto possa aiutare i pazienti, umani e non la somministrazione di cannabis terapeutica e dei derivati della pianta della canapa.

21 novembre 2024
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