Sempre più studi e applicazioni cliniche confermano l’efficacia delle nanotecnologie per contenere al minimo gli effetti collaterali dei farmaci grazie alla riduzione dei dosaggi consentita dalla somministrazione in aree ristrette dell’organismo. In questo articolo abbiamo parlato dei successi ottenuti con le nanotecnologie nella cura di infarto e ictus. Oggi vediamo importanti risultati raggiunti dalla Nuvilex nella cura del cancro al pancreas e al seno utilizzando la nanotecnologia Cell-in-a-Box, che permette il massimo controllo sulla somministrazione dei farmaci per differenti tumori e per il diabete.
La tecnica si fonda sull’incapsulamento di principi attivi sotto forma di cellule vive all’interno di involucri protettivi che permettono lo scambio controllato di agenti biochimici con l’organismo nel quale sono inoculate. Un significativo miglioramento rispetto a precedenti tecnologie consiste nella robustezza del materiale dell’involucro a base di cellulosa, in grado di resistere alle sollecitazioni dovute a impianti o cateteri. La somministrazione di cannabinoidi con la nanotecnologiaCell-in-a-Box è un nuovo filone di ricerca per Nuvilex, come dichiara l’amministratore delegato e presidente Kenneth Waggoner: "L’obiettivo consiste nello sviluppo di una combinazione fra cannabinoidi e Cell-in-a-Box® con efficacia nella cura del cancro unita a bassa tossicità, con un concetto simile al nostro trattamento per il tumore al pancreas, oggi in fase avanzata di test clinici”.
Gli studi iniziali per lo sviluppo di trattamenti contro il cancro attraverso cannabinoidi inoculati con la nuova tecnologia verranno condotti da Nuvilex insieme ai ricercatori della University of Northern Colorado guidati dal professore di chimica e biochimica Richard M. Hyslop. L’impegno nella ricerca sui cannabinoidi da parte di questa società di biotecnologia con sede nel Maryland è confermato inoltre dalla sua recente costituzione della società Medical Marijuana Sciences, interamente orientata alla ricerca sull’applicazione medica della cannabis.
Stefano Mariani