Come emerso dagli studi più recenti, la cannabis potrebbe essere utile contro i sintomi del Covid, l’ARDS in primis, e la chiave sarebbe non solo nel CBD, ma anche in un’altra delle sue componenti: il Cannabicromene o CBC, un cannabinoide presente naturalmente nella pianta. Ecco la ricerca che ha portato alla scoperta e tutti i dettagli.
Che cos’è l’ARDS e come può aiutare la cannabis
Con ARDS si intende la sindrome da distress respiratorio acuto, una sindrome clinica potenzialmente letale e che si è rivelata uno dei principali sintomi e una delle principali sfide del Covid-19. Nei casi di ARDS, lo stato di infiammazione inizia dal sistema polmonare e respiratorio per poi coinvolgere tutti gli organi e, in alcuni casi, portare alla morte.
Attualmente non esistono trattamenti specifici per questa sindrome ed è per questo che, soprattutto dopo quanto accaduto con la recente emergenza sanitaria, disporre di una modalità terapeutica efficace per ridurre l'ospedalizzazione e il tasso di mortalità — oltre che per migliorare le condizioni di vita dei pazienti — è fondamentale.
È in questo contesto che è emerso il potenziale dei cannabinoidi, che potrebbero essere utilizzati per le loro proprietà terapeutiche e regolatorie nel trattamento delle malattie di carattere infiammatorio.
Lo studio su ARDS e Cannabicromene (CBC)
Partendo dagli studi già esistenti sulle proprietà antinfiammatorie dei cannabinoidi e parallelamente a quelli dedicati al CBD e al THC per bloccare l’infezione da Covid-19, un team internazionale ha eseguito uno studio per analizzare più nello specifico gli effetti protettivi del cannabicromene (CBC) in un modello sperimentale di ARDS.
Per la ricerca, pubblicata sul Journal of Cannabis Research, il team si è basato su un modello murino con sintomi simili all’ARDS e ha eseguito un trattamento inalatorio (tre dosi giornaliere di CBC seguite da una dose di emoglobina per il campione di riferimento) per un totale di otto giorni. I dati sono stati poi confrontati con quelli emersi da un modello parallelo al quale è stato somministrato un placebo.
I risultati dello studio
Dallo studio è emerso che il CBC è stato in grado di invertire l’ipossia, ossia una condizione di carenza dell'ossigeno a livello dei tessuti dell'organismo, aumentando la saturazione di ossigeno nel sangue dell’8%. A questo si è aggiunto il miglioramento dei sintomi dell’ARDS del 50% nei polmoni e nel sangue — una conseguenza diretta della riduzione delle citochine pro-infiammatorie — e la protezione dei tessuti polmonari da ulteriori danni causati dalla sindrome infiammatoria. Ulteriori analisi hanno poi dimostrato che il CBC può interagire positivamente con l’organismo anche attraverso i canali cationici (ossia attraverso le proteine recettori TRP, TRPA1, TRPV1) aumentando la loro azione nei tessuti polmonari di 5 volte rispetto ai topi ai quali è stato somministrato il placebo e ristabilendo così l'omeostasi e l'equilibrio immunitario.
“I nostri risultati suggeriscono che la somministrazione di CBC per via inalatoria può essere un efficace strumento terapeutico alternativo nel trattamento dell'ARDS, così come altri cannabinoidi”, hanno spiegato i ricercatori.
Attualmente, però, la somministrazione di CBC attraverso un dispositivo inalatore è un modello traslazionale, ossia che combina diversi studi clinici, risorse, competenze e tecniche, e, anche se supporta la fattibilità della sperimentazione con soggetti umani, sono necessarie ulteriori ricerche per l’autorizzazione definitiva dei trattamenti.
Martina Sgorlon