Mykayla Comstock, otto anni, ha ricevuto la diagnosi di leucemia due anni fa. Per combattere gli effetti collaterali debilitanti della chemioterapia, Mykayla si è rivolta ad un’altra medicina: l’olio di cannabis. “Mi aiuta a dormire - ha dichiarato la bambina - perché la chemioterapia ti fa stare male e ti fa stare in piedi tutta la notte”. La cannabis è stata largamente accreditata per il suo potere di ridurre il dolore, la nausea e il vomito nei pazienti chemioterapici, benefici che la madre di Mykayla, Erin Purchase, definisce come impossibili da ignorare. “Oggi mia figlia è come era prima” ha detto la Purchase ad Oregonian. “Una bambina normale”. Erin, a sua volta paziente in cura con marijuana terapeutica, coltiva la sua medicina e somministra giornalmente a Mykayla pillole di olio di cannabis. La donna attribuisce alla pianta il recupero della figlia.
Secondo ABC News, Erin Purchase ha inserito Mykayla nel programma di marijuana terapeutica statale in Oregon in meno di tre giorni dalla diagnosi di leucemia, lo scorso luglio. Inizialmente i medici erano preoccupati per la scarsa risposta al trattamento chemioterapico della bambina e suggerirono un suo probabile bisogno di trapianto di midollo osseo. Mykayla iniziò allora ad assumere le pillole di olio di cannabis e, già i primi giorni di agosto, la malattia era in remissione e il trapianto non fu più necessario. “Non credo sia una semplice coincidenza” dice la madre, “credo che la cannabis l’abbia aiutata a eliminare il cancro dal suo corpo”.
Il pensiero di una paziente così giovane che assume marijuana terapeutica, non è accettato da tutti: infatti, dopo aver visitato la figlia in agosto, il padre di Mykayla, Jesse Comstock, che vive in Nord Dakota, ha preso in carico il problema. “Era completamente intontita - dice Comstock - tutto ciò che voleva era starsene a letto a giocare ai videogiochi”. Comstock, dopo la visita alla figlia, chiese aiuto ad un laboratorio privato, che riscontrò la presenza di THC nell’organismo della bambina. Il padre si mise allora in contatto con la polizia di Gladstone. Dopo aver esaminato i documenti per la marijuana terapeutica di Mykayla, il dipartimento disse a Jesse di avere le mani legate.
Da allora la bambina continua la sua terapia con successo. La madre ha dichiarato in passato che continuerà a dare a Mykayla i derivati della cannabis per i due o tre anni che rimangono di chemioterapia. Un video di Mykayla dipinge un quadro commovente del suo uso di cannabis. In uno spezzone postato sulla pagina Facebook “Brave Mykayla”, la bambina articola una visione infantile di come “la cannabis cura la malattia” dicendo che “ti aiuta a mangiare, ti può aiutare a dormire e anche a sentirti una persona normale”. Le paure del padre per la figlia sono allineate a quelle di altri americani preoccupati che l’esposizione di un cervello in sviluppo agli effetti psicoattivi della marijuana possa essere dannoso.
Come per molte altre medicine, gli effetti a lungo termine dell’uso adolescenziale di marijuana non sono conosciuti. Bisogna comunque considerare che i chemioterapici, come gli oppioidi, sono usati rispettivamente per curare certe patologie e per controllare il dolore nei pazienti oncologici, bambini inclusi. Sono tutti molto più potenti della marijuana e regolarmente associati a casi di overdose. La cannabis è conosciuta per essere una sostanza relativamente benigna, tra le meno tossiche al mondo, con pochi rischi per la salute e nessun caso di decesso associato al suo uso. Pesare i pro ed i contro della marijuana terapeutica in pazienti così giovani non è comunque un compito semplice.
La ricerca ha correlato l’uso adolescenziale di erba con danni neuropsicologici, ma lo ha anche associato all’attività anti-tumorale. Il cannabidiolo (CBD), uno dei tanti cannabinoidi contenuti nella cannabis, mostra potenziale particolarmente promettente nel trattare parecchie patologie. In California Jayden David, sei anni, è affidato a una miscela creata appositamente di CBD e THC per trattare la sua sindrome epilettica potenzialmente mortale, la sindrome di Dravet. Mykayla, e non è l’unico piccolo paziente in Oregon ad usare la marijuana terapeutica: al momento, secondo quanto dichiarato dall’agenzia della salute dell’Oregon, ci sono altri quattro pazienti nel programma Marijuana Terapeutica Oregon che hanno età comprese tra i quattro e i nove anni, altri sei tra i dieci ed i quattordici anni e quarantuno tra quindici e diciassette anni. Dolore intenso, nausea, spasmi muscolari e crisi epilettiche sono tra le principali condizioni citate per l’uso terapeutico della marijuana. Un recente articolo di O’Shaughnessy esamina l’uso di marijuana terapeutica in un bambino che va all’asilo affetto da cancro al cervello e in un paziente di sette anni affetto da diabete e ADHD. La cannabis ha reso le loro routine giornaliere più gestibili, aiutando loro a interagire e collaborare con gli altri bambini a scuola: una componente chiave dello sviluppo infantile.
Nell'agosto scorso la mamma, che condivide costantemente foto ed aggiornamenti sulla salute della figlia, ha postato l'immagine per celebrare una data da ricordare. "Contro ogni probabilità e lasciando stupefatti i medici, Mykayla ha sconfitto il cancro", ha scritto la mamma su Facebook, specificando che tutto è accaduto nonostante non avesse risposto bene alla chemioterapia, ma avesse iniziato ad assumere olio di cannabis dal 24 luglio del 2012.
Ricordiamo come un recente studio mostri come alcuni cannabinoidi possano fermare la crescita delle cellule cancerose nella leucemia e come sembra che in futuro possa partire la sperimentazione clinica di derivati della cannabis su pazienti affetti da cancro al seno e al cervello.
Intanto la mamma di Mykayla continua a chiedere un aiuto nel diffondere la storia e raccontare i benefici della cannabis terapeutica per i pazienti pediatrici anche tramite l'acquisto di uno dei gadget dedicati a questa incredibile bambina.
Fonte: oregonlive.com
Pubblicato su Dolce Vita n° 44 - Gennaio/Febbraio 2013 e aggiornato in novembre 2013
Redazione Cannabisterapeutica.info