Nella NFL si fa un largo uso di morfina e derivati dall'oppio per poter tornare in campo dopo un infortunio senza sentire il dolore durante gli scontri di gioco. Ed i giocatori rischiano gravi conseguenze in America dove si diffonde sempre di più l'abuso di farmaci derivati dall'oppio.
"Il football è dolore fisico. Espone il corpo a dolore continuo sia in allenamento che in partita. Prima del calcio d'inizio i giocatori si mettono in fila in un angolo degli spogliatoi che noi giocatori chiamiamo T-train: si abbassano i pantaloni e si fanno fare un'iniezione di Toradol, un potente antidolorifico che ti aiuta durante e dopo la partita". E' la denuncia di Eugene Monroe, giocatore dei Baltimore Ravens che ha affidato le sue confessioni al giornale The players tribune.
Il 9 marzo scorso Monroe è diventato il primo giocatore attivo della NFL ad aver chiesto di poter utilizzare la cannabis per curare dolore ed infortuni, ma anche Derrick Morgan dei Titans di recente è uscito allo scoperto spiegando che "Credo che la NFL abbia la responsabilità di esaminare il problema e di usare tempo e denaro per dare risposte ai suoi giocatori", ha detto a Yahoo. "Considerata l'influenza che la NFL ha sulla società, penso che aiutare sia il bene più grande. Ci sono un sacco di persone che soffrono e un sacco di persone che possono beneficiare della cannabis come trattamento medico."
Secondo Monroe: "La NFL conta molto sugli oppioidi affinché i giocatori tornino in campo il prima possibile, ma gli studi scientifici hanno dimostrato la marijuana medica può essere una soluzione di gran lunga migliore; è più sicura, dà meno dipendenza e può anche ridurre la dipendenza da oppiacei. Alcuni studi hanno dimostrato, inoltre, che il cannabidiolo (CBD) - uno degli più di 100 cannabinoidi presenti nella marijuana - può funzionare come un neuroprotettore, il che significa che può proteggere le cellule del cervello da lesioni o degenerazione. Abbiamo bisogno di imparare di più su questo".
Anche se più squadre giocano negli Stati in cui la marijuana medica è legale, l’uso della sostanza rimane vietato ai sensi del contratto collettivo della NFL.
"In tutto il Paese le persone sono dipendenti dagli oppiacei, ed è quello che sta succedendo anche nei nostri spogliatoi", ha rincarato la dose Monroe.
L'anno scorso è stata depositata una class action da parte di ex giocatori contro 32 squadre della NFL perché gli allenatori, i membri dello staff ed i medici avrebbero spinto sull'uso di antidolorifici per farli tornare presto sul campo. Il caso è stato trasferito alla corte federale nel distretto settentrionale della California.
Durante la settimana del Super Bowl, il commissario NFL Roger Goodell ha spiegato che: "E' una politica dell'NFL e riteniamo che sia la politica giusta, per ora, nel migliore interesse dei nostri giocatori e per la salute a lungo termine dei nostri giocatori."
Goodell ha riconosciuto che ci sono stati alcuni sviluppi scientifici sugli usi della marijuana, ma non abbastanza. Per la NFL Players Association: "La marijuana è attualmente una sostanza vietata e nessun cambiamento è stato raccomandato dai nostri medici professionisti".
Intanto centinaia di persone dipendenti dagli oppioidi in Massachusetts vengono trattate con la cannabis terapeutica. Per i sostenitori di questa terapia la cannabis cambia la vita delle persone, dando loro un’alternativa all’abuso di farmaci oppioidi che alcuni medici definiscono come epidemia mortale. «Abbiamo un’epidemia in tutto lo Stato di morti da oppioidi», ha detto il dottor Gary Witman di Canna Care Docs, una rete di strutture che fornisce le tessere ai pazienti per aver accesso alla cannabis in sette Stati, comprese nove cliniche in Massachusetts. “Quando riusciremo a far passare i pazienti dagli oppiodi ad una sostanza come la cannabis penso che i morti da oppioidi diminuiranno notevolmente”, ha puntualizzato.
Witman, che lavora alla Fall River Canna Care clinic, ha raccontato di aver trattato circa 80 pazienti dipendenti da oppioidi, rilassanti muscolari o farmaci anti-ansia, con un programma di un mese a base di cannabis e che più del 75% di questi pazienti ha smesso di assumere i farmaci che erano stati loro prescritti. Da ciò che riferisce il Boston Herald secondo il dottore la cannabis può trattare sintomi, come dolore cronico o ansia, per i quali prima venivano prescritti farmaci derivati dall’oppio, e farlo in modo più sicuro.
“Quello che stiamo vedendo è che, nelle visite successive, i pazienti sono diminuiti e hanno anche eliminato gli oppioidi”, ha detto la dottoressa Uma Dhanabalan della Uplifting Health and Wellness di Natick, aggiungendo che la cannabis funziona molto meglio di altri sostituti. “Il problema è quando sostituiamo un oppioide sintetico con un altro oppioide sintetico perché, indovinate un po’, gli oppioidi sintetici uccidono, la cannabis no".
Ad ogni modo non sarebbe che la conferma di alcuni studi scientifici in materia, realizzati di recente. Uno studio del 2014 pubblicato sul JAMA Internal Medicine e condotto dai ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania ha esaminato il tasso di decessi causati da overdose da analgesici oppiacei tra il 1999 e il 2010. I risultati rivelano che, in media, i 13 Stati americani che hanno autorizzano l’uso di cannabis terapeutica, dopo aver emanato le leggi, hanno avuto un tasso del 24,8% più basso riguardo alla mortalità annuale per overdose da analgesici oppiaceirispetto agli Stati in cui la cannabis terapeutica è ancora illegale, mostrando che il trattamento può essere più sicuro per i pazienti affetti da dolore cronico causato da varie patologie.
Redazione cannabisterapeutica.info