Un uomo di 63 anni affetto da sieropositività, con diabete mellito in trattamento insulinico, epatite cronica da HCV evoluta in cirrosi epatica con ipertensione portale e varici esofagee ed instabilità vescicale e di rachide lombare, impossibilitato a lavorare, aveva pensato di coltivare 3 piante di cannabis per lenire le sofferenze che lo attanagliano e vivere una vita dignitosa. Non potendo lavorare, non poteva certo permettersi di acquistare la cannabis in farmacia, che avrebbe comportato un esborso economico che non avrebbe potuto fronteggiare.
Mai avrebbe immaginato che sarebbe potuto finire in galera. Dopo l'assoluzione in primo grado infatti, con la sentenza che recitava: "Le piante sono solo tre; e come si è visto gli effetti della loro assunzione avevano natura e finalità terapeutica, e non stupefacente in senso proprio", in appello era arrivata la condanna, poi confermata dalla Cassazione che ha respinto il ricorso con una sentenza le cui motivazioni non risultano ancora depositate.
"Ciò nonostante", ci ha raccontato l'avvocato Fabio Valcanover che difende l'uomo, "lo scorso 10 maggio è stato notificato l'ordine di carcerazione: il sessantatreenne ha già presentato richiesta di misure alternative. Nel frattempo l'uomo, che dovrebbe curarsi con la cannabis per l'inefficacia delle terapie convenzionali, affronta nuove difficoltà: reperire il Bediol prescritto dai medici dell'A.P.S.S. è assai difficile checchè se ne dica a Palazzo Thun. Come ho già scritto - e dovrebbero sapere in Azienda Sanitaria - dall'Olanda le forniture di Bediol non arriveranno per un po', almeno sino ad ottobre. Per l'uomo, condannato e in attesa della decisione del Tribunale di Sorveglianza, l'alternativa sarebbe quella ventilata nei motivi di appello: cercare la cura nel mercato illegale…"
L'avvocato conclude spiegando che: "Ci siamo rivolti, quindi, al Presidente della Repubblica per chiedere la grazia, con istanza invita nei giorni scorsi".
Redazione di cannabisterapeutica.info