Esistono pochi studi di laboratorio riguardanti azioni specifiche e significative dei cannabinoidi sul tumore al fegato e si trovano pochissimi casi clinici trattati per scelta del paziente con terapie a base di cannabinoidi. Fra gli esperimenti in vitro più significativi si trova questo studio che indica come il THC induca l’autofagia delle cellule tumorali del fegato.
Ricordiamo che in ambito oncologico si definisce scientificamente efficace una cura quando i pazienti sopravvivono almeno 5 anni. Nel caso dell’olio concentrato di cannabis non esistono ancora dati così estesi nel tempo. Ci limitiamo qui a riportare l’aneddotica considerata più attendibile nell’ambito del tumore al fegato guarito o in corso di regressione a seguito di terapia con THC, CBD e altri integratori di origine vegetale.
Abbiamo parlato in questo articolo di Mike Cutler, oggi 64enne, che nel 2009 ha subito un trapianto di fegato a seguito di un tumore in fase terminale. Nel 2012 la neoplasia si è manifestata nuovamente non lasciando spazio per una terapia tradizionale. Il paziente viene dimesso dall’ospedale con una fornitura di morfina per accompagnarlo alla morte. Mike non si rassegna e tenta la strada illegale dell’olio concentrato di cannabis come unica terapia antitumorale. Nel 2014 la biopsia non rileva più alcuna traccia di tumore nel fegato trapiantato. La testimonianza di Mike Cutler può essere vista e ascoltata in questa intervista e in questa conferenza.
Un’altra scelta individuale dei cannabinoidi contro il tumore al fegato viene riportata sul blog di Chris Wark, sopravvissuto con terapie naturali a un tumore terminale al colon all’età 23 anni. Chris raccoglie, vaglia e pubblica le testimonianze di pazienti che stanno sperimentando strade alternative a chemioterapia e radioterapia. In questo caso si tratta di un paziente con tumore al fegato in fase avanzata, diagnosticato all’età di 34 anni. Il paziente ha inizialmente sostituito la morfina con l'estratto di cannabis e ha poi proseguito con il supporto di un naturopata una terapia incentrata su cannabinoidi e altri principi attivi vegetali con funzioni antiossidanti e antitumorali. La terapia è ancora in corso con due grammi di estratto al giorno, ben tollerati. Gli ultimi esami rilevano che gli indicatori tumorali nel sangue sono scesi a livelli normali e il paziente per il momento ha scelto di non farsi assistere da un oncologo nella sua strada terapeutica con l’olio di Rick Simpson.
Caso noto è poi quello di Steve Danks. Paziente, ma anche imprenditore inglese impegnato nella rinascita della canapa industriale, di cui è stato un pioniere. È proprietario di una marca di prodotti parafarmaceutici a base di cannabis e fondatore di un’associazione per la cannabis medica nel Regno Unito. Una trasfusione di sangue infetto ha causato un’epatite C compromettendo la funzionalità del suo fegato fino a causare una formazione tumorale. Quando la medicina tradizionale si è arresa Steve ha scelto una terapia con olio concentrato di cannabis e oggi si considera guarito. Conduce una vita dinamica e attiva nelle iniziative a favore della cannabis terapeutica e delle medicine alternative. Ha partecipato al VegFest UK 2015, la più grande fiera europea della cultura vegana tenuta quest’anno a Brighton.
Stefano Mariani