Nel 2006 durante un summit di MedPanel, un’organizzazione internazionale con sede a Cambridge nel Massachusetts di medici e tecnici, è stato chiesto agli specialisti presenti di rispondere ai dati sulle diverse terapie farmacologiche in fase di studio.
La risposta è stata che "il potenziale dei cannabinoidi è quello di avere un forte effetto analgesico, con un’azione ampia sul sistema nervoso centrale, con effetti collaterali ridotti e un potenziale molto promettente nell’utilizzo in combinazione con altre terapie", ha spiegato Matt Fearer, senior Vice President, Development per i contenuti di MedPanel. "Sembra, tuttavia, che un clima socio-politico difficile potrebbe ritardare o impedire l'approvazione di terapie potenzialmente preziose per milioni di persone che soffrono di dolore neuropatico".
Da allora sono passati 8 anni, sono stati fatti altri studi, ma nel nostro Paese i medici non solo non prescrivono la cannabis come prima scelta nel trattamento del dolore cronico o di quello neuropratico, ma nella stragrande maggioranza dei casi non viene nemmeno presa in considerazione.