A detta di molti medici e specialisti i cannabinoidi sono le sostanze più promettenti nella lotta al dolore cronico e neuropatico. Ecco 10 studi scientifici sull’argomento in ordine cronologico di pubblicazione.
1. Studio randomizzato e controllato su cannabinoidi e dolore centrale nella sclerosi multipla
Partendo dal presupposto che il dolore centrale nella sclerosi multipla è spesso refrattario ai trattamenti tradizionali, i ricercatori hanno condotto uno studio di 5 settimane randomizzato, doppio cieco e con un gruppo di controllo, su 66 pazienti affetti da sclerosi multipla, utilizzando uno spray a base di THC e CBD come analgesico aggiuntivo. Il farmaco è stato generalmente ben tollerato e tra gli effetti collaterali sono stati riferiti capogiri, secchezza delle fauci e sonnolenza. Effetti collaterali cognitivi sono stati limitati alla memoria a lungo termine. Nelle conclusioni dello studio pubblicato su Neurology nel 2005 si può leggere che: «La cannabis è efficace nel ridurre il dolore e disturbi del sonno in pazienti con dolore neuropatico centrale correlato alla sclerosi multipla ed è per lo più ben tollerata».
2. Cannabis nel trattamento del dolore neuropatico periferico associato all’HIV
Dopo aver seguito 16 pazienti che riferivano benefici riguardo al dolore percepito dopo aver fumato cannabis per una settimana, i ricercatori dell’Università di San Francisco, guidati dal dottor Donald Abrams, hanno condotto uno studio randomizzato con un gruppo di controllo. Sono stati seguiti 56 pazienti al General Clinical Research Center e i risultati sono stati presentati nel 2005 ad un congresso della IACM. Nelle conclusioni si spiega che: «L’assunzione di cannabis è efficace nel ridurre il dolore neuropatico cronico così come il dolore acuto. L'ampiezza della risposta nel dolore neuropatico è simile a quanto visto con il gabapentin, un farmaco ampiamente utilizzato per la neuropatia nell’HIV».
3. Cannabis nel trattamento della neuropatia correlata all’HIV
I ricercatori del San Francisco General Hospital hanno effettuato uno studio, pubblicato su Neurology nel 2007, per determinare gli effetti della cannabis fumata in relazione al dolore neuropatico associato all’HIV. Lo studio prospettico randomizzato è stato effettuato, con un gruppo di controllo che assumeva placebo, tra i pazienti ricoverati General Clinical Research Center, tra maggio 2003 e maggio 2005, coinvolgendo adulti con dolore neuropatico associato all'HIV. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a fumare cannabis sia (3,56% di THC) o sigarette placebo identiche. Nelle conclusioni gli autori spiegano che: «La cannabis è stata ben tollerata ed efficace nel dare sollievo dal dolore neuropatico cronico da neuropatia sensoriale associata all'HIV. I risultati sono paragonabili ai farmaci orali usati per il dolore neuropatico cronico».
4. Effetto antiperalgesico dell’estratto di cannabis su un modello di ratto con dolore cronico: meccanismi coinvolti
Dati preclinici indicano che i cannabinoidi, quando somministrati in concerto tra loro, sono più efficaci nel migliorare il dolore neuropatico rispetto all'uso di un singolo agente. I ricercatori dell'Università di Milano nel 2008 hanno riferito che la somministrazione di cannabinoidi singoli come il THC e CBD può produrre sollievo limitato rispetto alla somministrazione di estratti vegetali contenenti più cannabinoidi, terpeni e flavonoidi. I ricercatori hanno concluso che: «L’uso di un estratto standardizzato di cannabis ha evocato un sollievo totale di iperalgesia termica in un modello sperimentale di dolore neuropatico, migliorando l'effetto di singoli cannabinoidi. Collettivamente, questi risultati sostengono fortemente l'idea che la combinazione di composti cannabinoidi e non-cannabinoidi, presente negli estratti, offra vantaggi significativi nel sollievo dal dolore neuropatico rispetto ai soli cannabinoidi puri». Lo studio è stato pubblicato su Phytotherapy Research.
5. Studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, a gruppi paralleli sull’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità dell’estratto con THC e CBD ed estratto di THC in pazienti con dolore intrattabile correlato al cancro
Nel 2009 un team internazionale di ricercatori provenienti dal Regno Unito, Belgio e Romania ha affermato questi risultati preclinici in uno studio clinico su pazienti con dolore cronico da cancro refrattario ai trattamenti. Hanno spiegato: «In questo studio, l'estratto di THC e CBD ha mostrato un profilo di efficacia più promettente rispetto al THC estratto da solo. Questa conclusione è supportata da evidenze di ulteriore sinergia tra THC e CBD, il quale può aumentare il potenziale analgesico del THC. Inoltre può produrre effetti anti-infiammatori, insieme alla sua capacità di inibire la migrazione delle cellule immunitarie». Concludendo hanno scritto che: «Questi risultati sono molto incoraggianti e meritano ulteriori studi». Lo studio è stato pubblicato nel 2009 sul Journal of Pain and Symptom Management.
6. Cannabis fumata per il dolore neuropatico cronico: studio randomizzato e controllato
Altro studio sugli effetti della cannabis fumata da adulti con dolore neuropatico cronico: questo è stato effettuato dai ricercatori di Vancouver dell’Università della British Columbia e da quelli del Centro di ricerca sul dolore dell’Università di Montreal e pubblicato sulla rivista scientifica CMAJ nell’ottobre 2010. Sono stati reclutati 23 pazienti, 21 dei quali hanno completato lo studio, divisi in gruppi per ricevere cannabis con un livello crescente di THC (0%, 2.5%, 6% e 9.4%) inalando una dose di 25 mg per tre volte al giorno per 5 giorni e facendo seguire nove giorni senza farmaco. Nelle conclusioni si può leggere che: «Una singola inalazione di 25 mg di cannabis con il 9,4% di THC tre volte al giorno per cinque giorni ha ridotto l'intensità del dolore, migliorato del sonno ed è stato ben tollerata. Sono indicati ulteriori studi sulla efficacia e sulla sicurezza a lungo termine».
7. Interazione cannabinoidi-oppiacei nel dolore cronico
Uno studio clinico del 2011 effettuato per valutare la somministrazione di cannabis vaporizzata nei pazienti con dolore cronico in un regime quotidiano di morfina o ossicodone ha riferito che per via inalatoria «la cannabis aumenta l'effetto analgesico degli oppiacei». Gli autori hanno concluso che: «La combinazione (di oppioidi e cannabinoidi) può consentire un trattamento con oppioidi a dosi inferiori, con un minor numero di effetti collaterali». Lo studio è stato effettuato nel 2011 dai ricercatori della Unversity of California di San Francisco e pubblicato sul Natural Medicine Journal nel dicembre del 2011
8. Prescrivere la cannabis per ridurre gli effetti collaterali da oppiacei
Basandosi sugli studi elencati sopra, alcuni esperti nella terapia del dolore ora stanno consigliando che i medici raccomandino la terapia di cannabis in aggiunta o in sostituzione ai farmaci oppiacei per «ridurre i tassi di morbilità e mortalità associate alla prescrizione di farmaci per il dolore». Lo studio è stato pubblicato nel 2012 sull’Harm Reduction Journal e spiega che gli oppiacei possono essere raccomandati come farmacoterapia di seconda linea, ma hanno dei rischi, tra i quali overdose e morte. La cannabis ha dimostrato di essere efficace per il trattamento del dolore neuropatico senza il rischio di avvelenamento mortale. L'autore suggerisce che i medici che trattano il dolore neuropatico con oppioidi dovrebbero valutare per i loro pazienti una prova con la cannabis prima di prescrivere farmaci oppiacei.
9. Basse dosi di cannabis inalata con vaporizzatore fanno diminuire significativamente il dolore neuropatico
Un altro studio crossover in doppio cieco, controllato con placebo ha valutato l'efficacia analgesica di cannabis vaporizzata nei soggetti, la maggioranza dei quali sono stati vivendo il dolore neuropatico nonostante il trattamento tradizionale. È stato pubblicato sul Journal of Pain nell’aprile del 2012 ed effettuato dai ricercatori del Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Sacramento in California. Trentanove pazienti con dolore neuropatico centrale e periferico sono stati sottoposti ad una procedura standardizzata di inalazione di dosi di cannabis medie (3,53%), a basso dosaggio (1,29%), o placebo misurando l’intensità del dolore con una scala visiva analogica e sono stati valutati gli effetti collaterali psicoattivi e le prestazioni neuropsicologiche. Modelli di regressione ad effetti misti hanno dimostrato una risposta analgesica alla cannabis vaporizzata. Rispetto al gruppo placebo è stata percepita una riduzione media del dolore del 30% dal gruppo a dosi medie e del 25% dal gruppo a basse dosi. «Gli effetti psicoattivi sono stati minimi – si legge nello studio – e ben tollerati e gli effetti neuropsicologici erano di durata limitata e facilmente reversibili entro 1 o 2 ore. La cannabis vaporizzata, anche a basse dosi, può rappresentare un'opzione efficace per i pazienti resistenti al trattamento del dolore neuropatico. L'analgesia ottenuto da una dose bassa di delta-9-tetraidrocannabinolo (1.29%) nei pazienti, la maggior parte dei quali sono resistenti ai trattamenti convenzionali, è un risultato clinicamente significativo. In generale, le dimensioni dell'effetto sui test cognitivi erano coerenti con questa dose minima. Come risultato, si potrebbe prevedere un impatto non-significativo sulla vita quotidiana».
10. Cannabis vaporizzata sicura ed efficace nel trattamento del dolore neuropatico
Come raccontato sul numero scorso per 8 pazienti affetti da dolore neuropatico cronico la vaporizzazione di cannabis ha significato la riduzione dell’intensità del dolore in media del 45%. È il risultato di uno studio clinico aperto in fase 1, condotto da un gruppo di ricercatori israeliani e pubblicato sul Journal of Pain and Palliative Care Pharmacotherapy nel settembre del 2014. Secondo gli autori dello studio: «Il dolore neuropatico cronico è spesso refrattario ai trattamenti farmacologici standard. Nonostante il crescente numero di prove a supporto dell’uso di cannabis per via inalatoria per il trattamento del dolore neuropatico, la mancanza di una dose standard accurata da assumere per via inalatoria, è il maggior ostacolo affinché la cannabis diventi un trattamento farmacologico “main stream” per il dolore». Negli ultimi 12 anni infatti secondo gli autori sono stati condotti più di 10 studi sull’argomento, che hanno coinvolto più di 1000 pazienti per dimostrare l’efficacia di diversi tipi di cannabinoidi su diverse forme di dolore neuropatico. «Lo studio – concludono i ricercatori – suggerisce il potenziale utilizzo del vaporizzatore per l’assunzione senza fumo di cannabis medica, con una bassa variazione del picco di concentrazione di THC tra i pazienti e raggiungendo gli standard farmacologici dei medicinali a inalazione».