Data l’inefficacia delle attuali terapie standard nella gestione dei pazienti con glioblastoma, secondo la ricerca è necessario trovare nuove modalità di trattamento per ridurre la letalità del GBM
Il Sativex, farmaco orale a base di THC e CBD approvato anche in Italia per il trattamento della sclerosi multipla, sarà al centro del primo studio al mondo che valuterà la sua potenzialità nel trattare il glioblastoma, la più comune e letale forma di tumore al cervello.
Il glioblastoma (GBM) è il più comune e il più invasivo tra i tumori cerebrali e, secondo i dati condivisi durante il Congresso Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), in Italia nel 2019 ha rappresentato ben il 54% di tutti i casi di tumori maligni del sistema nervoso centrale; benché possa insorgere a tutte le età, è stato diagnosticato nel 70% dei casi in pazienti tra i 45 e i 70 anni.
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La Brain Tumor Charity ha concluso con successo la raccolta fondi di 450mila sterline per finanziare il programma triennale. e così sta per partire lo studio scientifico chiamato ARISTOCRAT che sarà condotto dall’Università di Leeds e coordinato da un’unità di ricerca specializzata presso l’Università di Birmingham che coinvolgerà 232 pazienti in 15 ospedali del Regno Unito e che vedrà l’impiego del Sativex insieme al farmaco chemioterapico Temozolomide.
Il nuovo studio segue uno studio precedente – di fase uno – che ha esaminato esclusivamente la sicurezza della somministrazione di Sativex e temozolomide insieme, che ha coinvolto 21 pazienti. I risultati di allora dissero che per un anno i pazienti hanno avuto una percentuale di sopravvivenza dell’83% rispetto al 53% del placebo, con una differenza quindi del 30%. La sopravvivenza media del gruppo che ha utilizzato il Sativex (farmaco a base di Thc e Cbd un rapporto 1:1) era superiore ai 550 giornirispetto ai circa 369 giorni del gruppo placebo. Il trattamento è stato generalmente ben tollerato con con eventi avversi che hanno portato alla sospensione in due pazienti di ciascun gruppo. Gli effetti collaterali più comuni (registrati in tre o più pazienti e superiori rispetto al placebo) sono stati vomito (75%), vertigini (67%) nausea (58%), cefalea (33%) e costipazione (33%). I risultati di alcune analisi sui biomarker sono ancora in attesa.
"Ora abbiamo l'opportunità di prendere questi risultati di laboratorio e quelli dello studio di fase uno e indagare se questo farmaco potrebbe aiutare i pazienti con tumore al cervello a vivere più a lungo in questo studio clinico randomizzato unico nel suo genere", ha affermato Susan Short, la professoressa di oncologia clinica e neuro-oncologia presso l’Università di Leeds, che guiderà studio.
"Siamo davvero entusiasti che questo primo studio al mondo, condotto qui nel Regno Unito, possa aiutare ad accelerare una cura per questa malattia devastante. Ci auguriamo che questo offra il primo nuovo farmaco per il trattamento del glioblastoma in oltre 15 anni", ha sottolineato il dottor David Jenkinson, Chief Scientific Officer presso The Brain Tumor Charity.
CBD e tumore al cervello: lo studio precedente
Data l’inefficacia delle attuali terapie standard nella gestione dei pazienti con glioblastoma (chirurgia, radioterapia e chemioterapia concomitante), secondo la ricerca è ora necessario trovare e sviluppare nuove modalità di trattamento per ridurre il tasso di letalità del GBM. Tra le proposte più recenti c’è quella di intervenire sul microambiente tumorale (TME) — che tra le componenti principali vede anche i fattori immunitari — e sulla sua interazione con le cellule cancerose: un binomio, questo, che svolge un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione del tumore stesso.
È da queste basi che è nata la ricerca condotta da un team internazionale e pubblicata a dicembre 2021 con il titolo Inhalant Cannabidiol Inhibits Glioblastoma Progression Through Regulation of Tumor Microenvironment. Secondo i ricercatori coinvolti, l’intervento diretto sul TME e l’alterazione dell’ecosistema tumorale potrebbero trasformarsi in una strategia terapeutica praticabile e con effetti benefici per i pazienti affetti da glioblastoma.
Dai risultati dello studio è emerso che l’inalazione del CBD è stata in grado non solo di limitare la crescita del glioblastoma, ma anche di alterare la dinamica del microambiente tumorale reprimendo la P-selectina — proteina coinvolta nel processo di infiammazione —, l’ormone naturale apelina e l’interleuchina 8, una proteina secreta dalle cellule del sistema immunitario. Inoltre, da quanto è emerso dallo studio, il CBD ha migliorato anche l’espressione del cluster di differenziazione (CD) 103, indicando da una parte una migliore prestazione dell’antigene e dall’altra l’incentivo delle risposte immunitarie oltre che una presenza ridotta delle cellule linfoidi innate all’interno del tumore.
“Nel complesso, i nostri risultati supportano il possibile ruolo terapeutico del CBD per via inalatoria come coadiuvante del trattamento efficace, relativamente sicuro e facile da somministrare per GBM”, hanno concluso i ricercatori. Ora saranno necessarie ulteriori ricerche sul tema.