La cannabis e il CBD in particolare, potrebbe essere lo strumento del futuro per superare la resistenza agli antibiotici, un problema che l’OMS ha definito come una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo. L'ultima novità scientifica arriva da uno studio nel quale il CBD è stato identificato come un antibiotico e descritto come una delle nuove classi di antibiotici tra i più promettenti, sottolineando che: "L'attività antibatterica dei sottoprodotti della Cannabis sativa L., in particolare del CBD, ha suscitato un crescente interesse nel campo delle nuove terapie".
CBD come antibiotico: classe unica e particolarmente efficace
Nello studio pubblicato su Microorganism i ricercatori scrivono che: "L'estratto di CBD da C. sativa è stato presentato come un promettente agente antibatterico con efficacia in vitro contro diversi patogeni batterici rilevanti tra cui Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Salmonella spp. Clostridium difficile, Neisseria spp., Moraxella catarrhalis e Legionella pneumophila". E sottolineano che: "l'attività antibatterica ottenuta attraverso la rottura della membrana di entrambe le specie batteriche Gram-positive e Gram-negative presenta il CBD come una classe unica e particolarmente efficace di agenti antibatterici
E quindi, mentre la ricerca continua a definire e caratterizzare l'attività antibatterica che il CBD possiede contro un'ampia varietà di specie batteriche, secondo i ricercatori è importante esaminare le potenziali interazioni tra il CBD e i comuni farmaci terapeutici, come gli antibiotici ad ampio spettro.
CBD e antibiotico
"In questo studio è stato dimostrato che la co-terapia CBD-antibiotico (combinazione di CBD e antibiotico) può combattere efficacemente la Salmonella typhimurium (S. typhimurium) attraverso l'interruzione dell'integrità della membrana". Per farlo hanno esaminato la potenziale sinergia tra CBD e tre antibiotici ad ampio spettro (ampicillina, kanamicina e polimixina B) per una potenziale co-terapia CBD-antibiotica.
Nelle conclusioni viene fatto notare che: "è emerso che la crescita di S. typhimurium viene inibita a dosaggi molto bassi di CBD-antibiotico. Questo interessante risultato dimostra che il CBD e le co-terapie CBD-antibiotici sono valide alternative nuove per combattere lo S. typhimurium".
CBD come antibiotico, gli studi precedenti
Nel 2021 è stato pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Communications Biology che ha dimostrato che il CBD è ampiamente efficace su un numero ben maggiore di batteri Gram-positivi; tra questi anche i patogeni resistenti agli antibiotici come lo Staphylococcus aureus, immune alla meticillina e tra le principali cause della polmonite.
Il team del Centre for Superbug Solutions guidato dal professor Blaskovich, basandosi sulle proprie ipotesi e sugli studi condotti sui topi nel 2019, ha simulato in laboratorio un trattamento di due settimane per studiare la velocità e le tipologie di mutazioni compiute dai batteri per sopravvivere all’azione aggressiva del CBD. Il team ha fatto però un’ulteriore scoperta: gli analoghi strutturali, i composti creati cambiando leggermente la struttura molecolare del CBD, sarebbero ugualmente efficaci contro i batteri.
“Questa scoperta è particolarmente interessante, perché è dagli anni Sessanta che non abbiamo nuove classi molecolari di antibiotici per le infezioni date da batteri Gram-negativi, caratterizzati da una doppia membrana esterna che funge da ulteriore protezione contro gli agenti esterni come gli antibiotici. Ora, invece, possiamo pensare di creare nuovi analoghi del CBD con proprietà e capacità migliorate”.
I cannabinoidi e lo stafilococco aureo resistente agli antibiotici (MRSA)
Una delle prime ricerche a identificare queste proprietà è stata fatta nel 2008 da ricercatori italiani del CREA-CIN di Rovigo, dell’Università del Piemonte Orientale di Novara e della School of Pharmacy di Londra, e venne pubblicata sul Journal of Natural Products. Tutti e cinque i principali cannabinoidi (CBD, CBC, CBG, THC e CBN) hanno mostrato una potente attività contro una varietà di stafilococco aureo resistente alla meticillina (MRSA)”, avevano scritto gli autori sottolineando che la cannabis “rappresenta un’interessante fonte di agenti antibatterici per affrontare il problema della resistenza ai multifarmaci in MRSA e altri batteri patogeni”.
L’azione antibiotica degli endocannabinoidi
Nel 2018 l’idea è stata confermata con una pubblicazione su Scientific Reports che indagava le potenzialità degli endocannabinoidi proprio nel combattere lo stafilococco aureo resistente alla meticillina. “Proponiamo che gli endocannabinoidi e i composti simili possano servire come linea di difesa naturale contro il MRSA o altri batteri resistenti agli antibiotici. Grazie alla loro azione antibiotica, questi agenti potrebbero essere un’alternativa promettente alle terapie antibiotiche contro le infezioni da MRSA associate al biofilm”, avevano concluso gli autori tra i quali figura Rapahel Mechoulam, considerato il padre della ricerca sulla cannabis, che già anni fa aveva ventilato la possibilità che i cannabinoidi possano aiutare nell'enorme problema della resistenza agli antibiotici. La prima persona che mi aveva parlato di cannabis e Sistema Endocannabinoide come potenziali strumenti per la battaglia alla resistenza agli antibiotici era stato proprio lui. “Uno dei maggiori problemi della medicina odierna”, mi aveva raccontato, “è che gli antibiotici sembrano non funzionare, ma il corpo prova ad aiutare questo processo. I microbi combattono il corpo e viceversa, i microbi sviluppano resistenze ed il corpo deve trovare la maniera di vincerle. Sembra, e pubblicheremo uno studio su questa cosa, che i cannabinoidi possano aiutare anche con la resistenza agli antibiotici ed è una cosa molto importante sulla quale stanno lavorando diverse persone. Dobbiamo guardare alla medicina dal punto di vista dei prodotti naturali: quelli prodotti dalle piante o da noi con il nostro corpo. Questo è esattamente ciò che rappresenta la cannabis”.
Il CBG nel trattamento dello stafilococco resistente
Un altro studio si è invece concentrato su un altro cannabinoide, il cannabigerolo (CBG) e anche questa volta nel trattamento dello stafilococco aureo resistente alla meticillina. Nello studio pubblicato su ACS Infectious Diseases, i ricercatori descrivono come la rapida diffusione globale della resistenza ai farmaci, causata da microbi che sviluppano mutazioni che li proteggono dagli antibiotici, ha determinato l’urgente necessità di esplorare nuove fonti di farmaci. Tra gli antibiotici in uso oggi, i più recenti risalgono a scoperte fatte più di 30 anni fa. I test in laboratorio hanno mostrato che il CBG ha ucciso i comuni microbi MRSA e le cellule “persistenti” che sono particolarmente resistenti agli antibiotici e che spesso causano infezioni ripetute. Non solo, ha anche inibito la formazione di biofilm e sradicato quelli presenti. Poi sono passati a testarlo sui topi, per scoprire che il CBG può curare i topi affetti da infezioni da MRSA con la stessa efficacia della vancomicina, un farmaco ampiamente considerato l’ultima linea di difesa contro i microbi resistenti ai farmaci.
Il CBCA molto efficace contro i batteri MRSA
L’ultimo studio, in ordine di tempo, ha invece analizzato le potenzialità di un cannabinoide il cannabicromene(CBC) ma in forma acida. E nel lavoro pubblicato su Antibiotics hanno raccontato che: “Abbiamo identificato un composto fitocannabinoide precedentemente inaccessibile, il CBCA, che è efficace contro il sempre più diffuso e virulento patogeno batterico MRSA”. Anche secondo questo studio: “Il CBCA è risultato efficace quanto l’attuale standard di cura, l’antibiotico vancomicina “ultima risorsa”, per inibire la crescita dell’MRSA. Questa attività è stata dimostrata essere indipendente dalla carica delle cellule batteriche e dal metabolismo, in grado di migliorare l’utilità clinica di questo composto. Inoltre, la rapida degradazione del composto della membrana lipidica batterica, con conseguente lisi cellulare, propone un’ulteriore promettente utilità clinica. Sono necessarie ulteriori indagini per chiarire il meccanismo d’azione di questo composto, le proprietà farmacodinamiche e l’attività in vivo. Tuttavia, in un’era di un armamentario antibiotico in declino, la scoperta di un composto unico con attività anti-MRSA rappresenta senza dubbio una scoperta incoraggiante e universalmente benvenuta”.
La previsione del dottor Grinspoon
Mentre scrivevo questo articolo mi è tornata in mente la frase che il dottor Lester Grinspoon, professore emerito dell’Università di Harvard e protagonista della rivalutazione moderna della cannabis in medicina scomparso di recente, mi disse in un’intervista di qualche tempo fa. “Come la penicillina degli inizi, la cannabis è notevolmente atossica, abbastanza economica e davvero versatile. Queste caratteristiche le permettono di essere il farmaco miracoloso della nostra epoca proprio come la penicillina degli anni ’40”, sentenziò, paragonandola alla sostanza da cui hanno avuto origine gli antibiotici, probabilmente non contemplando ancora queste potenzialità, che oggi rappresentano un nuovo target medico per la cannabis.
Mario Catania